mercoledì 2 luglio 2014

Sardoriartisti - Chiara Coppola



     
  
                                                              
  






30% STREET : Prospettive che danno le vertigini, vecchietti innamorati, luoghi pubblici umanizzati da dettagli sono alcuni dei nuclei visivi che emergono più ricorrentemente sfogliando le cartelle.img che la fotografa cagliaritana Chiara Coppola, timidamente mi mostra dal suo pc. Osservandole mi racconta che tale ‘ridondanza’ non è intenzionale


“Mi son resa conto che ci sono delle cose che il mio occhio tende a cogliere prima che le veda. Spesso, la mia fotografia è "dettata dall'intuito". Un discorso che va poi a parare nel mio cruccio più grande: più entri nel merito di una cosa, più devi adeguarti alle logiche che la governano: vuoi diventare una reporter o un cuoco o un acrobata? Ogni mestiere ha le sue velleità, le sue regole e un sacrosanto background di studio. Il che a volte va a scapito del puro piglio voyeuristico che mi spingeva e divertiva all'inizio; ci sono giorni in cui riesco ad accettare questo assunto e ci faccio pace ed altri in cui mi sento molto più a mio agio da ineducata, curiosa, fotografa (nel senso di persona che scatta fotografie) quale sono".

Un’importante conflitto tra due spinte che, mi pare di cogliere, tu stia cercando di conciliare affinché la tecnica possa essere di supporto a quell’istinto che fai fluire quando ti immergi nel contesto...

“E si, credo che se dovessi riflettere ogni volta su ciò che faccio, non me ne andrebbe bene una. Quando scatto foto in strada, sono totalmente in balia di quello che vedo, essendo molto curiosa non posso fare a meno di essere rapita da ciò che mi circonda, che siano cose inanimate o meno".



    



10% RITRATTI :  "E' un progetto che ho intrapreso per provare a recuperare un rapporto diretto tra me e le persone che immortalo! Facendo foto in strada, la macchina fotografica mi fa sentire invisibile e al sicuro, le persone che fotografo non lo sapranno mai nella maggior parte dei casi. Chiedere al contrario a qualcuno (anche sconosciuto) di sedersi su un divanetto, in una camera da letto, e farsi ritrarre nelle peggiori condizioni possibili (senza luci adeguate , uso un faretto da giardino, o attrezzatura da studio) mi costringe a instaurare un rapporto col "soggetto" e dopo quasi 100 persone fotografate comincio a trarre delle conclusioni e a dare una forma a quello che da subito non volevo fosse un "progetto fotografico" con tutti i crismi, linee, prospettive, concept e ma solo un puro e semplice esperimento”.





50% SPAZI URBANI / CITTA' CUBO : Arrivando agli ultimi sei mesi, sembra che ci sia stato 'un ampliamento del tuo occhio fotografico'… 
"Ora mi trovo in un spazio d’interesse che si rivolge agli spazi urbani e alle città, sforzandomi di ragionare in modo più approfondito e consapevole sulle cose immobili, e cercando di costruire un racconto attraverso cui si possano dire tante cose sulle persone senza usarle come soggetto. Si tratta di un escamotage. La città è come un corpo geometrico composto da linee, forme e inganni dove lo spazio è ostaggio di prospettive voraci che, senza preavviso e piuttosto spesso, nell'insinuarsi ne sovvertono l'ordine: quello che ora appare come una forma consueta, diventerà sempre più simile al ricordo di qualcosa che credevi di aver visto".

Curiosa questa riflessione sull’animosità degli oggetti…
“La loro è una dimensione totalmente parallela che mi porto dietro da sempre, tanto che è stato naturale trasferirlo in immagini. Un anno fa l’ho esorcizzato mettendo insieme in un tumblr, una serie di fotografie scattate negli anni ad oggetti che secondo me si annoiano  (http://lecosedasole.tumblr.com/) Naturalmente io stessa ci sorrido su, anche se tuttavia credo che attribuire agli oggetti (soprattutto quelli di uso quotidiano) una qualche dimensione umana, è una cosa che mi ha sempre fatto sentire meno sola. Non parlo di cose pese, la dimensione resta comunque goliardica e forse non c'è nemmeno un senso vero e proprio. Essi sono una presenza fissa, costante, invadente e immobile cioè sono ‘fisso in mezzo’, li usiamo, ci servono, si rompono, si perdono, si spostano!!! Siamo circondati! Non ci posso nemmeno pensare che siano "senza vita" e mi ha sempre fatto ridere molto immaginare cosa fanno quando noi non ci siamo. In passato scrivevo delle storielle su di loro poi ho iniziato a fotografarli mi sono stati parecchio d'aiuto, grandi maestri di composizione.

Riprendendo il discorso sul progetto 'Città Cubo' posso dirti che ora il senso dello scatto è volto ad annullare visivamente il concetto realistico dello spazio, ragionando su linee forme e prospettive, mescolando le carte in modo più artistico che documentaristico. Affinché una forma possa essere interpretata in più modi, come accade all’interno della dimensione onirica, in uno spazio meno realistico. Mi sento come davanti ad  un giocattolo nuovo, lo giro e lo rigiro, lo smonto e sempre in fase di studio e sperimentazione. Ho il tempo di sognare su cosa voglio far vedere
E ho scelto di farlo in modo astratto".




10% LA VITA E’ DURA :  Insieme a quest'ultimo grande progetto ne ha preso spazio un altro che ho amato immediatamente, sopratutto per il velato umorismo...
"E' un progetto fotografico tragironico che comincia dove finisce il sorriso, dove le uova si rompono, l'ombrello s'inceppa e le chiavi di casa sono infondo al tombino. Si tratta di fotografie scattate col telefono in strada, sull'autobus, ovunque che immortalano l'inesorabile e monolitica condizione che quotidianamente ci attanaglia: grandi e piccini, umani e animali, oggetti e luoghi, per tutti, spesso, la vita è dura!"









Concludendo, mi sembra che emerga un rapporto con la fotografia in cui confluiscono diversi aspetti della tua vita su cui sembri essere in continua riflessione…
“Penso, per lo meno per quel che è la mia esperienza, non so se sia una regola in generale, che il fare fotografie, sia un modo per mettere in mezzo se stessi, non che questo lo si debba obbligatoriamente fare, però è un altro occhio puntato su quello che ti circonda. Questo, appunto, viene filtrato in modo diverso a seconda delle persone, ed è bello così. Mi affascina raccogliere foto random prese dalla rete, preferisco che vengano loro piuttosto che andare io a cercarle. Esse sono totalmente inconsapevoli, ma sono di una bellezza notevole proprio perché sono la rappresentazione della realtà attraverso un pulsante che viene schiacciato da quel qualcosa che si muove tra l’occhio e il cervello e ti dice ‘quello lo voglio!"







Il progetto "CUBO (Pensavo di soffrire di vertigini solo in sogno)" di Chiara Coppola e a cura di Barbara Lanzafame sarà visibile presso lo STUDIO UMIDO, in Via Corte D'Appello 71, Cagliari, dal 11 Luglio ore 19:00 fino 22 Luglio _ 
Altamente consigliato!!!

Riferimenti Web: 
chiara.coppola@live.it
https://www.facebook.com/eatyourself/
          

@Nostal_Chic




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