@Nostal_Chic
mercoledì 29 ottobre 2014
martedì 7 ottobre 2014
giovedì 25 settembre 2014
giovedì 11 settembre 2014
lunedì 1 settembre 2014
mercoledì 13 agosto 2014
SUMMER IS MINE 2014. A volte ritornano. Grazie al cielo.
Fra pochi giorni, più precisamente sabato 16 e domenica 17 Agosto ci sarà la seconda edizione del Summer Is
Mine Festival che vedrà radunate nel parco di Villa Sulcis a Carbonia alcune
fra le realtà più interessanti del panorama musicale isolano e non solo (Zeus!
Junkfood!).
Per saperne di più ho contattato Andrea “Muma” Murgia, amico ed esimio esponente della Lee Van Cleef, l’associazione che sta movimentando con svariate iniziative culturali la città di Carbonia.
Per saperne di più ho contattato Andrea “Muma” Murgia, amico ed esimio esponente della Lee Van Cleef, l’associazione che sta movimentando con svariate iniziative culturali la città di Carbonia.
Prima di tutto rinnovo i miei complimenti: è passato un anno
dalla prima edizione e mi auguravo di intervistarti anche in merito ad
un’eventuale seconda e, beh, eccoci qui! Come è andata? Ci sono state differenze
organizzative rispetto all’anno scorso? E’ stato più o meno semplice?
Ti ringrazio per la
fiducia! È andata molto bene, al di là della più rosee aspettative e quindi
eccoci qua, con una seconda edizione che ci rappresenta meglio, più vicina alla
nostra idea di festival. Quest’anno sarà articolato in due giorni e questa è
già la novità che salta più agli occhi, due giornate che, per forza di cose,
sono uno sbattimento organizzativo maggiore rispetto allo scorso anno, ma lo
stiamo vivendo serenamente, consci che quest’anno faremo tanti errori ma anche
tante belle cose.
La line-up è molto interessante. Ci sono delle realtà
isolane ben consolidate come i Plasma
Expander e delle novità succose come i Pussy Stomp e siete stati attenti a
rendere il mix eterogeneo con generi che spaziano dall’elettronica di Arrogalla,
al folk country dei Takoma passando per l’hip hop di Donnie e via discorrendo.
Cosa succede prima di avere i nomi in cartellone? A cosa pensate e cosa vi
guida quando “costruite” la scaletta dei gruppi? Qual è il filo conduttore,
musicalmente parlando, del Summer Is Mine?
La line-up di
quest’anno è, secondo noi, la migliore che potessimo fare con le risorse
economiche che avevamo a disposizione. Il filo conduttore del Summer Is Mine è
una cosa ancora un po’ astratta, almeno musicalmente: i gruppi che abbiamo
inserito in scaletta sono tutti gruppi che adoriamo e che apprezziamo da anni,
mettere d’accordo un gruppo di sei persone è estramente complesso, ma ti posso
dire con sincerità che, a parte qualche nome scartato per motivi economici, la
line-up non ha subito drastiche mutazioni dalla prima versione. Siamo
emozionati per i primi ospiti nazionali del Summer Is Mine: Zeus e Junkfood
sono state tra le nostre prime scelte, ed essere riusciti a portarli nel nostro
piccolo evento ci riempe di gioia. Siamo molto fieri di avere tutti questi bei
nomi in cartellone. Per dare spazio a tutti abbiamo deciso di
organizzare due spazi che ospiteranno i concerti dalle 18 fino all’una di
notte. I palchi non potevano prendere che il nome di due eroi
dell’associazione: Lee Van Cleef e Eli Wallach, veri e propri nostri beniamini
Le grafiche sono un bijou e il teaser è delizioso. Ho avuto
modo di parlarne con alcuni degli artisti che si esibiranno e tutti adorano le
animazioni che li riguardano. Chi se n’è occupato? Avete dato delle “linee guida” per
l’allestimento del concept grafico?
La parte grafica, e
son contento che vi sia piaciuta, è uno dei nostri vanti. I ragazzi che ci
hanno lavorato hanno capito sin da subito cosa volevamo e quindi è stato
facilissimo tradurre in immagini il nostro pensiero. Erre Push ha già
collaborato con noi lo scorso anno e quindi sapevamo che il prodotto finale
sarebbe stato magnifico. Erika e Miriam lavoravamo insieme per la prima volta e siamo rimasti super felicissimi di averle coinvolte. Non ti
nascondo che quando abbiamo visto la prima volta il teaser della line-up una
lacrimuccia di gioia ci sia scappata. Credo che le collaborazioni con queste
artiste e artisti dureranno per tanto tempo!
Oltre alla musica leggo di attività collaterali presenti nell’ambito del Festival. Cosa ci sarà? Cosa avremo l’opportunità di vedere fra un’esibizione e l’altra?
Quali sono i vostri obiettivi nel prossimo futuro? Cosa
bolle nei pentoloni della Lee Van Cleef?
Sicuramente la terza
edizione del Summer Is Mine: abbiamo contattato alcuni nomi per il prossimo
anno e abbiamo già qualche risposta. A dicembre, se tutto va bene, cominceremo
a presentarne alcuni. Ad ottobre, quindi colgo l’occasione per invitarvi tutti,
a Carbonia si terrà la VII edizione del Mediterraneo Film Festival, dove si
presentaranno film in anteprima e incontri con registi e attori. Quest’anno
abbiamo l’onore di occuparci della parte musicale del festival, quindi dall’8
al 12 ottobre non prendete appuntamenti!
SUMMER IS MINE 2014. A volte ritornano. Grazie al cielo.
venerdì 1 agosto 2014
mercoledì 2 luglio 2014
Sardoriartisti - Chiara Coppola
30% STREET : Prospettive che
danno le vertigini, vecchietti innamorati, luoghi pubblici umanizzati da dettagli sono alcuni dei nuclei visivi che emergono più ricorrentemente
sfogliando le cartelle.img che la fotografa cagliaritana Chiara Coppola, timidamente
mi mostra dal suo pc. Osservandole mi racconta che tale ‘ridondanza’ non è
intenzionale
“Mi
son resa conto che ci sono delle cose che il mio occhio tende a cogliere prima
che le veda. Spesso, la mia fotografia è "dettata dall'intuito". Un
discorso che va poi a parare nel mio cruccio più grande: più entri nel merito
di una cosa, più devi adeguarti alle logiche che la governano: vuoi diventare
una reporter o un cuoco o un acrobata? Ogni mestiere ha le sue velleità, le sue
regole e un sacrosanto background di studio. Il che a volte va a scapito del
puro piglio voyeuristico che mi spingeva e divertiva all'inizio; ci sono giorni
in cui riesco ad accettare questo assunto e ci faccio pace ed altri in cui mi
sento molto più a mio agio da ineducata, curiosa, fotografa (nel senso di
persona che scatta fotografie) quale sono".
Un’importante
conflitto tra due spinte che, mi pare di cogliere, tu stia cercando di
conciliare affinché la tecnica possa essere di supporto a quell’istinto che fai
fluire quando ti immergi nel contesto...
“E
si, credo che se dovessi riflettere ogni volta su ciò che faccio, non me ne
andrebbe bene una. Quando scatto foto in strada, sono totalmente in balia di
quello che vedo, essendo molto curiosa non posso fare a meno di essere rapita
da ciò che mi circonda, che siano cose inanimate o meno".
Il progetto "CUBO (Pensavo di soffrire di vertigini solo in sogno)" di Chiara Coppola e a cura di Barbara Lanzafame sarà visibile presso lo STUDIO UMIDO, in Via Corte D'Appello 71, Cagliari, dal 11 Luglio ore 19:00 fino 22 Luglio _
10% RITRATTI : "E' un progetto che
ho intrapreso per provare a recuperare un rapporto diretto tra me e le persone
che immortalo! Facendo foto in strada, la macchina fotografica mi fa sentire
invisibile e al sicuro, le persone che fotografo non lo sapranno mai nella
maggior parte dei casi. Chiedere al contrario a qualcuno (anche sconosciuto) di
sedersi su un divanetto, in una camera da letto, e farsi ritrarre nelle
peggiori condizioni possibili (senza luci adeguate , uso un faretto da
giardino, o attrezzatura da studio) mi costringe a instaurare un rapporto col
"soggetto" e dopo quasi 100 persone fotografate comincio a trarre
delle conclusioni e a dare una forma a quello che da subito non volevo fosse un
"progetto fotografico" con tutti i crismi, linee, prospettive,
concept e ma solo un puro e semplice esperimento”.
50% SPAZI URBANI / CITTA' CUBO : Arrivando agli ultimi sei mesi, sembra che ci sia stato 'un ampliamento del tuo occhio fotografico'…
"Ora mi trovo
in un spazio d’interesse che si rivolge agli spazi urbani e alle città, sforzandomi
di ragionare in modo più approfondito e consapevole sulle cose immobili, e cercando di costruire un racconto attraverso cui si possano dire tante cose sulle persone
senza usarle come soggetto. Si tratta di un escamotage. La città è
come un corpo geometrico composto da linee, forme e inganni dove lo spazio è
ostaggio di prospettive voraci che, senza preavviso e piuttosto spesso,
nell'insinuarsi ne sovvertono l'ordine: quello che ora appare come una forma
consueta, diventerà sempre più simile al ricordo di qualcosa che credevi di
aver visto".
Curiosa questa
riflessione sull’animosità degli oggetti…
“La
loro è una dimensione totalmente parallela che mi porto dietro da sempre, tanto
che è stato naturale trasferirlo in immagini. Un
anno fa l’ho esorcizzato mettendo insieme in un tumblr, una serie di
fotografie scattate negli anni ad oggetti che secondo me si annoiano (http://lecosedasole.tumblr.com/) Naturalmente io stessa ci sorrido su, anche se tuttavia credo che attribuire
agli oggetti (soprattutto quelli di uso quotidiano) una qualche dimensione
umana, è una cosa che mi ha sempre fatto sentire meno sola. Non parlo di cose
pese, la dimensione resta comunque goliardica e forse non c'è nemmeno un senso
vero e proprio. Essi sono una presenza fissa, costante, invadente e immobile
cioè sono ‘fisso in mezzo’, li usiamo, ci servono, si rompono, si perdono, si
spostano!!! Siamo circondati! Non ci posso nemmeno pensare che siano
"senza vita" e mi ha sempre fatto ridere molto immaginare cosa fanno
quando noi non ci siamo. In passato scrivevo delle storielle su di loro poi ho
iniziato a fotografarli mi sono stati parecchio d'aiuto, grandi maestri di
composizione.
Riprendendo il discorso sul progetto 'Città Cubo' posso dirti che ora il senso
dello scatto è volto ad annullare visivamente il concetto realistico dello
spazio, ragionando su linee forme e prospettive, mescolando le carte in modo
più artistico che documentaristico. Affinché una forma possa essere
interpretata in più modi, come accade all’interno della dimensione onirica, in
uno spazio meno realistico. Mi sento
come davanti ad un giocattolo nuovo, lo
giro e lo rigiro, lo smonto e sempre in fase di studio e sperimentazione. Ho il
tempo di sognare su cosa voglio far vedere
E ho scelto
di farlo in modo astratto".
10% LA VITA E’ DURA : Insieme a quest'ultimo grande progetto ne ha preso spazio un altro che ho amato immediatamente, sopratutto per il velato umorismo...
"E' un
progetto fotografico tragironico che comincia dove finisce il sorriso, dove le uova si rompono,
l'ombrello s'inceppa e le chiavi di casa sono infondo al tombino. Si tratta di fotografie scattate col telefono in
strada, sull'autobus, ovunque che immortalano l'inesorabile e monolitica
condizione che quotidianamente ci attanaglia: grandi e piccini, umani e
animali, oggetti e luoghi, per tutti, spesso, la vita è dura!"
Concludendo, mi sembra che emerga un rapporto con la fotografia in cui
confluiscono diversi aspetti della tua vita su cui sembri essere in continua
riflessione…
“Penso,
per lo meno per quel che è la mia esperienza, non so se sia una regola in
generale, che il fare fotografie, sia un modo per mettere in mezzo se stessi,
non che questo lo si debba obbligatoriamente fare, però è un altro occhio
puntato su quello che ti circonda. Questo, appunto, viene filtrato in modo
diverso a seconda delle persone, ed è bello così. Mi affascina raccogliere foto
random prese dalla rete, preferisco che vengano loro piuttosto che andare io a
cercarle. Esse sono totalmente inconsapevoli, ma sono di una bellezza notevole
proprio perché sono la rappresentazione della realtà attraverso un pulsante che
viene schiacciato da quel qualcosa che si muove tra l’occhio e il cervello e ti
dice ‘quello lo voglio!"
Il progetto "CUBO (Pensavo di soffrire di vertigini solo in sogno)" di Chiara Coppola e a cura di Barbara Lanzafame sarà visibile presso lo STUDIO UMIDO, in Via Corte D'Appello 71, Cagliari, dal 11 Luglio ore 19:00 fino 22 Luglio _
Altamente consigliato!!!
Riferimenti Web:
chiara.coppola@live.it
https://www.facebook.com/eatyourself/
@Nostal_Chic
Sardoriartisti - Chiara Coppola
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martedì 10 giugno 2014
mercoledì 21 maggio 2014
giovedì 15 maggio 2014
mercoledì 27 novembre 2013
MALASORTI: living nichos, connubi sardissimi e frastimus (in dub) che portano bene
La prima volta che ho visto il video di Malasorti ho mandato
una mail entusiasta ad Enrico Ciccu, uno dei boss di Welcome 2 My Mondo e
regista del video, complimentandomi in maniera scomposta e forsennata.
Mesi dopo eccomi qui con i Malasorti ben disposti a rispondere a tutti i miei quesiti alla vigilia dell’uscita del loro primo EP.
Per dire che non sono una frullallero qualunque: me le vado proprio a stalkerare le persone e le attiro con promesse di tè verde e torte agli Oreo.
Per chi non li conoscesse: prendete uno dei producer sardi più apprezzati (anche da noi di The SarDorialist) come Arrogalla e mettetelo in squadra con Emanuele Pittoni voce storica dei Ratapignata per un progetto dalle tinte dub (“Giustamente l’etichetta deve inserirci in un contesto” Mi dice Arrogalla: “Quindi dub sia, anche se non c’è solo quello…”), spolverate con abbondante dose di folklore latino e avrete Malasorti.
Lo stile del duo è venuto fuori durante lo studio del concept del video: “Pensavamo a come presentare il progetto sul palco, ad identificarli anche a livello visivo”, ricorda Enrico Ciccu di Welcome 2 My Mondo: “Ed ecco che Lele ci ha spiegato quello che aveva in mente: i nichos messicani e tutto l’immaginario intorno. Abbiamo poi fatto tradurre l’idea in pratica a Luca Cabboi che si è occupato del make up avvalendosi anche dell’aiuto di Mau Kahindra e abbiamo finalmente ottenuto i nostri veri nichos malasortiani.”
Lele Pittoni mi spiega con dovizia la genesi dell’idea: “Dopo le prime prove, ho iniziato a pensare al set, a come porci su un ipotetico palco. Fare un concerto senza nessun elemento scenico, soprattutto quando non ci sono strumenti musicali veri (parlo di basso, batteria e chitarre), può determinare, soprattutto nel pubblico un senso di vuoto. La gente vede un palco scarno dove due persone fanno un genere abbastanza difficile e il più delle volte si rischia di rientrare in un clichè tipo “rapper-dj" che non ci appartiene. In questi casi poi il cantante è sempre davanti e prende tutta la scena. Nel nostro caso siamo una cosa sola: cantante e dub master e proprio per questo ho pensato ai nichos messicani, alla loro unicità. Parliamo di una scatolina in cui si ricrea un ambiente unico dove tutto è indivisibile e fondamentale. Un unico nicho gigante musicale pieno di colori e fiori.”
Mesi dopo eccomi qui con i Malasorti ben disposti a rispondere a tutti i miei quesiti alla vigilia dell’uscita del loro primo EP.
Per dire che non sono una frullallero qualunque: me le vado proprio a stalkerare le persone e le attiro con promesse di tè verde e torte agli Oreo.
Per chi non li conoscesse: prendete uno dei producer sardi più apprezzati (anche da noi di The SarDorialist) come Arrogalla e mettetelo in squadra con Emanuele Pittoni voce storica dei Ratapignata per un progetto dalle tinte dub (“Giustamente l’etichetta deve inserirci in un contesto” Mi dice Arrogalla: “Quindi dub sia, anche se non c’è solo quello…”), spolverate con abbondante dose di folklore latino e avrete Malasorti.
Lo stile del duo è venuto fuori durante lo studio del concept del video: “Pensavamo a come presentare il progetto sul palco, ad identificarli anche a livello visivo”, ricorda Enrico Ciccu di Welcome 2 My Mondo: “Ed ecco che Lele ci ha spiegato quello che aveva in mente: i nichos messicani e tutto l’immaginario intorno. Abbiamo poi fatto tradurre l’idea in pratica a Luca Cabboi che si è occupato del make up avvalendosi anche dell’aiuto di Mau Kahindra e abbiamo finalmente ottenuto i nostri veri nichos malasortiani.”
Lele Pittoni mi spiega con dovizia la genesi dell’idea: “Dopo le prime prove, ho iniziato a pensare al set, a come porci su un ipotetico palco. Fare un concerto senza nessun elemento scenico, soprattutto quando non ci sono strumenti musicali veri (parlo di basso, batteria e chitarre), può determinare, soprattutto nel pubblico un senso di vuoto. La gente vede un palco scarno dove due persone fanno un genere abbastanza difficile e il più delle volte si rischia di rientrare in un clichè tipo “rapper-dj" che non ci appartiene. In questi casi poi il cantante è sempre davanti e prende tutta la scena. Nel nostro caso siamo una cosa sola: cantante e dub master e proprio per questo ho pensato ai nichos messicani, alla loro unicità. Parliamo di una scatolina in cui si ricrea un ambiente unico dove tutto è indivisibile e fondamentale. Un unico nicho gigante musicale pieno di colori e fiori.”
“E sul set siamo sullo stesso piano
letteralmente!”, aggiunge Arrogalla: “Ci
posizioniamo affiancati: lui col microfono e io con i miei strumenti. E’ strano
per me, sono abituato a stare più defilato, ma la cosa mi piace: ha un senso”.
Nasce spontanea qualche domanda sull’incontro e sulla decisione di lavorare insieme. Arrogalla sorride e spiega: “Ho lavorato con i Ratapignata al remix di “Dubba prus a forti”, un pezzo che tuttora mi piace molto e che svelava una sorta di connessione “giusta” fra il mio sound e un loro pezzo piuttosto rappresentativo. Il risultato è stato frutto di discussioni molto stimolanti e di un po’ di lavoro. Una volta finito abbiamo parlato, parlato, parlato e da lì abbiamo capito che avremmo potuto collaborare.”
“Personalmente mi piaceva l'idea di creare delle linee vocali che si adattassero al suo stile.” Aggiunge Lele: “ Nei progetti di Arrogalla esiste sempre una componente suggestiva, melodie molto accattivanti che rendono il brano originale e allo stesso tempo coinvolgente. Per questo abbiamo iniziato a provare e, in brevissimo tempo devo dire, abbiamo trovato un feeling e un suono "malasortiano" in cui convivono benissimo i suoi e miei gusti musicali. Secondo me il suono riprende il dub delle origini (King Tubby e Scientist o Mad Professor) filtrato attraverso lo stile originale di Arrogalla. Io cerco di inserirci delle linee vocali chiare e semplici. E’ infatti quasi sempre presente una strofa e un ritornello che si rifanno a uno stile più simile agli Almamegretta di Sanacore o, in altri casi, riprende lo stile dei primi brani early dub giamaicani reinterpretati in chiave più moderna.”
La scrittura diventa subito oggetto di discussione. “Malasorti”, il pezzo intendo, è una sorta di indovinello, in cui non si esplicita mai il significato e il parlare per metafora rivela un’attitudine simile a quella dei cantadoris sardi.
Chiedo a Lele se sia il frutto di una ricerca e di un’evoluzione o semplicemente il modo di scrivere che gli riesce più naturale. La risposta è pronta: “Gran parte dei miei testi sono stati scritti pochi istanti dopo aver sentito le proposte musicali di Arrogalla. Ogni suono ricrea dentro di me immagini, momenti, emozioni che ributto fuori subito come testo e linea vocale. Individuo al volo strofa e ritornello e tutto in tempi molto brevi. Ovviamente si tratta di idee che poi vengono plasmate e amalgamate sul brano, ma l'idea di base è quasi sempre quelle scovata al momento. Malasorti è un testo che per me ha un significato preciso, è un testo contro ogni tipo di violenza, ma poi ognuno può trovarci il significato che vuole.”
Nasce spontanea qualche domanda sull’incontro e sulla decisione di lavorare insieme. Arrogalla sorride e spiega: “Ho lavorato con i Ratapignata al remix di “Dubba prus a forti”, un pezzo che tuttora mi piace molto e che svelava una sorta di connessione “giusta” fra il mio sound e un loro pezzo piuttosto rappresentativo. Il risultato è stato frutto di discussioni molto stimolanti e di un po’ di lavoro. Una volta finito abbiamo parlato, parlato, parlato e da lì abbiamo capito che avremmo potuto collaborare.”
“Personalmente mi piaceva l'idea di creare delle linee vocali che si adattassero al suo stile.” Aggiunge Lele: “ Nei progetti di Arrogalla esiste sempre una componente suggestiva, melodie molto accattivanti che rendono il brano originale e allo stesso tempo coinvolgente. Per questo abbiamo iniziato a provare e, in brevissimo tempo devo dire, abbiamo trovato un feeling e un suono "malasortiano" in cui convivono benissimo i suoi e miei gusti musicali. Secondo me il suono riprende il dub delle origini (King Tubby e Scientist o Mad Professor) filtrato attraverso lo stile originale di Arrogalla. Io cerco di inserirci delle linee vocali chiare e semplici. E’ infatti quasi sempre presente una strofa e un ritornello che si rifanno a uno stile più simile agli Almamegretta di Sanacore o, in altri casi, riprende lo stile dei primi brani early dub giamaicani reinterpretati in chiave più moderna.”
La scrittura diventa subito oggetto di discussione. “Malasorti”, il pezzo intendo, è una sorta di indovinello, in cui non si esplicita mai il significato e il parlare per metafora rivela un’attitudine simile a quella dei cantadoris sardi.
Chiedo a Lele se sia il frutto di una ricerca e di un’evoluzione o semplicemente il modo di scrivere che gli riesce più naturale. La risposta è pronta: “Gran parte dei miei testi sono stati scritti pochi istanti dopo aver sentito le proposte musicali di Arrogalla. Ogni suono ricrea dentro di me immagini, momenti, emozioni che ributto fuori subito come testo e linea vocale. Individuo al volo strofa e ritornello e tutto in tempi molto brevi. Ovviamente si tratta di idee che poi vengono plasmate e amalgamate sul brano, ma l'idea di base è quasi sempre quelle scovata al momento. Malasorti è un testo che per me ha un significato preciso, è un testo contro ogni tipo di violenza, ma poi ognuno può trovarci il significato che vuole.”
L’utilizzo
del sardo, in particolare, mi ha colpito da subito.
Quello che, in teoria, è un linguaggio “di nicchia” invece, piuttosto sorprendentemente per il mio gusto personale, assume allure internazionale.
(Sì, ho detto “allure internazionale”, denunciatemi.)
“Guarda, io capisco il tuo discorso”, mi dice Arrogalla annuendo: “Ma sappi che a volte c’è un preconcetto legato alla lingua sarda derivante dal fatto che spesso chi scrive testi in sardo lo fa in maniera un po’ costruita, poco naturale, giusto per dire “Ehi, cantiamo in sardo!” ma se un pezzo non funziona, a mio parere, non lo farà funzionare il fatto di cantarlo in una lingua diversa. Se un pezzo funziona invece e la scelta del sardo non è tale, cioè se NON è una scelta a priori ma la naturale inclinazione espressiva di chi scrive allora avrai un linguaggio interiorizzato e che fa presa anche su un pubblico che non conosce quella lingua. Di questo abbiamo dimostrazione quando suoniamo in giro. Siamo stati al Tundra Festival in Lituania per esempio, e il pubblico ha risposto molto bene.”
“L'esperienza al Tundra Festival è stata bellissima” Aggiunge Lele: “ Abbiamo portato un progetto musicale appena nato, non proprio ben definito e ancora da testare fino in fondo. Ma le idee erano chiare e la serie di brani ben architettati per far ballare la gente. La location era fantastica, un bosco fitto fitto di alberi e noi in mezzo, su di un palco piccolo ma con un impianto bomba . I nostri visi dipinti, la musica e l'ambientazione nicho-in-mezzo-al-bosco hanno creato un atmosfera pazzesca. Hanno ballato tutti e l’ora a disposizione è volata in un continuo scambio di emozioni tra noi è le centinaia di persone davanti.”
Chiedo a questi gentiluomini cosa dobbiamo aspettarci dal set di giovedì 28 Novembre all’Old Square: Ci sarà infatti il release party del loro primo EP “Frastimus in dub” che uscirà in digitale per LCL e Arrogalla mi anticipa alcuni dettagli: “Pensiamo ad un set dai tempi giusti e intenso. In prova stiamo analizzando tutto, possiamo essere davvero “pibinchi” ma è giusto così. Saremo supportati da Welcome 2 My Mondo e questa collaborazione ci rende fieri, è davvero un lavoro in sinergia il nostro, un lavoro in cui abbiamo la musica in primo piano e un’ottima base visual anche grazie a Gianluca Marras (Marjani Aresti) che si è occupato delle grafiche e che sarà con noi in fase attivissima durante il concerto.”
Quello che, in teoria, è un linguaggio “di nicchia” invece, piuttosto sorprendentemente per il mio gusto personale, assume allure internazionale.
(Sì, ho detto “allure internazionale”, denunciatemi.)
“Guarda, io capisco il tuo discorso”, mi dice Arrogalla annuendo: “Ma sappi che a volte c’è un preconcetto legato alla lingua sarda derivante dal fatto che spesso chi scrive testi in sardo lo fa in maniera un po’ costruita, poco naturale, giusto per dire “Ehi, cantiamo in sardo!” ma se un pezzo non funziona, a mio parere, non lo farà funzionare il fatto di cantarlo in una lingua diversa. Se un pezzo funziona invece e la scelta del sardo non è tale, cioè se NON è una scelta a priori ma la naturale inclinazione espressiva di chi scrive allora avrai un linguaggio interiorizzato e che fa presa anche su un pubblico che non conosce quella lingua. Di questo abbiamo dimostrazione quando suoniamo in giro. Siamo stati al Tundra Festival in Lituania per esempio, e il pubblico ha risposto molto bene.”
“L'esperienza al Tundra Festival è stata bellissima” Aggiunge Lele: “ Abbiamo portato un progetto musicale appena nato, non proprio ben definito e ancora da testare fino in fondo. Ma le idee erano chiare e la serie di brani ben architettati per far ballare la gente. La location era fantastica, un bosco fitto fitto di alberi e noi in mezzo, su di un palco piccolo ma con un impianto bomba . I nostri visi dipinti, la musica e l'ambientazione nicho-in-mezzo-al-bosco hanno creato un atmosfera pazzesca. Hanno ballato tutti e l’ora a disposizione è volata in un continuo scambio di emozioni tra noi è le centinaia di persone davanti.”
Chiedo a questi gentiluomini cosa dobbiamo aspettarci dal set di giovedì 28 Novembre all’Old Square: Ci sarà infatti il release party del loro primo EP “Frastimus in dub” che uscirà in digitale per LCL e Arrogalla mi anticipa alcuni dettagli: “Pensiamo ad un set dai tempi giusti e intenso. In prova stiamo analizzando tutto, possiamo essere davvero “pibinchi” ma è giusto così. Saremo supportati da Welcome 2 My Mondo e questa collaborazione ci rende fieri, è davvero un lavoro in sinergia il nostro, un lavoro in cui abbiamo la musica in primo piano e un’ottima base visual anche grazie a Gianluca Marras (Marjani Aresti) che si è occupato delle grafiche e che sarà con noi in fase attivissima durante il concerto.”
“Marjani è un artista cagliaritano” Dice Lele:
“E ci accompagnerà durante il set con una performance di live painting. Immagino saremo
un nichos con dentro altri nichos creati da lui durante l'esecuzione dei brani.
Sta facendo un lavoro bellissimo, nel creare le illustrazioni dell'EP riesce a gestire con formidabile maestria le immagini del progetto. Giovedì sarà un
momento importante perchè presentiamo Malasorti una volta per tutte, senza
mezzi termini. Ormai il progetto è maturo per sostenere un live che non farei
mai senza tappeti messicani, fiori, nichos, calavere, visi dipinti. Senza
tutto questo non avrei nulla da dire e non potrei prendermi la libertà di
entrare in un altra dimensione fatta di scatoline messicane sonore.”
“Non dimentichiamo che il 28 sarà con noi anche Lata, un producer cileno molto bravo, che fa un mix di cumbia e altre sonorità latine in salsa electro.” Conclude Arrogalla: “Farà un set divertente e siamo contenti di essere riusciti ad averlo con noi visto che è nel bel mezzo del suo tour. Arriverà fresco fresco da Parigi, dove si trova in questi giorni per una data, e ripartirà subito dopo per Londra. Merita davvero!”
“Non dimentichiamo che il 28 sarà con noi anche Lata, un producer cileno molto bravo, che fa un mix di cumbia e altre sonorità latine in salsa electro.” Conclude Arrogalla: “Farà un set divertente e siamo contenti di essere riusciti ad averlo con noi visto che è nel bel mezzo del suo tour. Arriverà fresco fresco da Parigi, dove si trova in questi giorni per una data, e ripartirà subito dopo per Londra. Merita davvero!”
Fossi in voi verrei, dicono che i frastimus in dub, al contrario di quelli che non lo sono, portino molto bene...
MALASORTI: living nichos, connubi sardissimi e frastimus (in dub) che portano bene
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